PENSIERI RESISTENTI | Ai tempi del Covid-19 (di Michele Turco, Grimaldi)


Collettivo Basilio Bianchi, ANPI Provinciale di Cosenza e Istituzioni celebrano il 25 aprile del 2019 a Grimaldi

Care e cari resistenti, buon 25 Aprile.
Viviamo un presente pieno di incertezze e restrizioni, lottiamo contro un male invisibile che in molti casi si sta portando via la parte migliore della nostra società: i nostri cari e amati nonni. Loro che sono la memoria storica di un tempo passato, talvolta fatto di sofferenza e privazioni, ma anche di generosità, altruismo e determinazione nell’affrontare le difficoltà che la vita gli ha posto dinanzi; i pilastri della nostra società. Persone che, con la loro dedizione, hanno ricostruito il paese in cui viviamo dopo averlo ereditato in macerie. Forse piangerli soltanto non basta. Non vi nascondo la mia commozione, ed è per questo che ho deciso di scrivere questa lettera a pochi giorni
dalla commemorazione della “festa di Liberazione”. Mi sono chiesto più volte come affrontare questa minaccia (chiamata Covid-19), ma soprattutto come tutelare la parte più debole e fragile della nostra collettività. Ho trovato conforto e coraggio rileggendo le storie della resistenza partigiana di quei ragazzi che oggi (i più fortunati) sarebbero nonni, bisnonni. Alla loro scelta, che tante volte ha significato morte, dobbiamo tutto: la libertà e la democrazia.
Quest’anno celebriamo il 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il “tutti a casa” del dopo 8 settembre del 1943 segnò i comportamenti dei tanti che decisero di tornare dalle
proprie famiglie, ma soprattutto di chi scelse di riscattare l’ignavia passività del ventennio fascista aderendo alla lotta partigiana. Il risveglio delle coscienze per troppo tempo sopite, allora come oggi, ci deve spingere a lottare dalla parte giusta e scegliere con cura gli strumenti della “lotta” alle disuguaglianze sempre più accentuate. Ora, come in quel tempo, non possiamo sapere come sarà la nostra vita dopo questa pandemia. Neanche loro (i partigiani) lo sapevano. Ma l’istinto di sopravvivenza, il senso del dovere, la consapevolezza che nulla sarebbe tornato come prima, li spinse a trasformare la paura in voglia di reagire e lo sconforto in brama di liberazione.
Leggo, rileggo e mi fermo, rifletto sulle loro storie, vado avanti con molta fatica. Ho l’anima turbata! Mi chiedo se devo rimproverarmi qualcosa, se sono in pace con me stesso, se sono degno di raccontare le loro storie. Qual è l’insegnamento che ne ho tratto? Cerco di portare avanti (come tutti noi) con tante difficoltà il mio impegno civico. Mi piace credere che un giorno tutto questo lavoro darà i suoi frutti e vedrò crescere nelle nuove generazioni la passione e l’impegno sociale, supportati dalla consapevolezza che occorre consolidare, giorno dopo giorno, quei valori – gli stessi della nostra Costituzione – per i quali gli eroi della liberazione scelsero di morire.


Dobbiamo essere orgogliosi della lotta di resistenza, salvaguardarne la memoria e perpetuarla affinché il nostro cammino di uomini proceda verso un mondo animato da dialogo e condivisione, in cui i valori etici e politici si fondano in una democrazia autentica e partecipata.
Non dobbiamo mancare questo appuntamento dando il meglio di noi per migliorare il nostro amato paese. Le nostre azioni devono essere da esempio e da incoraggiamento per i giovani allo scopo di dotarli di tutti gli strumenti per conoscere il passato e, attraverso questo, affrontare con piena coscienza il futuro. È giunta l’ora di mettere insieme tutte le nostre sensibilità, affinché diventino un patrimonio per la nostra comunità senza egoismi di parte e senza risparmiarci nulla. Le difficoltà contingenti che i partigiani hanno dovuto affrontare paradossalmente si sono palesate a noi sotto
altra forma, è nostro dovere civico restare accanto alle istituzioni e, soprattutto in questi difficili momenti, far sì che il sentimento di affettuosa disponibilità si traduca in un concreto appoggio.
Rifletto sul comma due dell’articolo 3 della nostra Costituzione che recita:


È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. 
Mi chiedo se veramente questo principio fondamentale sia stato attuato. Da quello che vedo, e dalle difficoltà che stiamo affrontando, emergono, con tutto il loro peso sociale, le contraddizioni di una società malata asservita al dio denaro senza nessuna considerazione per i più fragili, per gli emarginati, ai quali ha riservato l’elemosina e non le condizioni per un riscatto morale e materiale. Questo mi fa tornare indietro con la memoria alla lezione di generosità che ci hanno lasciato le tante famiglie che in barba alle ordinanze e ai proclami dei nazifascisti accolsero militari
sbandati, antifascisti, ebrei e tanti altri bisognosi di protezione, senza chiedersi più di tanto chi erano e da dove venivano, ma solo come potevano aiutarli
. Chissà se è proprio in quel momento che nacque, sotto altra forma, un nuovo concetto di appartenenza nazionale, e se questo ha consentito a quelle donne e a quegli uomini di spezzare le catene della prevaricazione e di realizzarsi come cittadini liberi non più come oppressi. Esiste nella nostra società una “zona grigia”, conosciuta e non considerata, di persone che per educazione, per vergogna e per dignità, soffrono in silenzio senza le tutele che meriterebbero. Dobbiamo pretendere che i valori racchiusi nella nostra costituzione vengano finalmente attuati senza filtri o riletture a favore di questa o quella parte politica. Oggi sento forte il dovere di ringraziare chi ha lottato anche per me – per tutti noi – al fine di costruire una

società migliore di quella che ha vissuto. Non dobbiamo girare lo sguardo dall’altra parte, ma far tesoro dell’insegnamento che la lotta partigiana ci ha lasciato, al fine di costruire una società inclusiva che guardi al futuro con altri occhi e che affronti la sfida del cambiamento senza rinchiudersi nel conformismo, nella difesa dello “status quo” e nell’abitudine al compromesso a ribasso e al tirare a campare. Se sono pienamente consapevole della mia libertà, e come cittadino posso scegliere anche di “disobbedire” alle logiche dell’interesse di parte per un fine più alto, è perché qualcuno ha fatto sì che la mia coscienza civica funga da sentinella.
Voglio concludere ricordando tutte/i le/i partigiane/i e le vittime del coronavirus, con l’auspicio che il post-pandemia ci faccia finalmente prendere coscienza della missione che dobbiamo portare avanti.
Purtroppo, quest’anno non è stato possibile onorarli per come meritano.


Michele Turco
(Grimaldi)

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