Le eroine Walkiria, Carmelina e la banda del Trionfale

Fu il nucleo più attivo della Resistenza romana, quello organizzato tra gli abitanti del quartiere del Trionfale a Roma, donde la sua denominazione di “Banda del Trionfale”. I diversi riconoscimenti al Valore (una medaglia d’argento, una medaglia di bronzo e tre croci di guerra) che furono assegnati ai suoi componenti più rappresentativi testimoniano la caratura dell’impegno del gruppo nella lotta al nazifascismo nel pieno degli anni bellici della Roma città aperta, seguiti all’armistizio dell’8 settembre 1943 e memorabilmente rappresentati, nei loro drammi più toccanti, da Roberto Rossellini nel suo omonimo capolavoro cinematografico. La Banda del Trionfale nacque attorno al credo antifascista di alcuni calabresi di Rogliano, che, trasferitisi per diversi motivi, di lavoro e di studio, nella Capitale, riuscirono a creare una selezionatissima rete di partigiani, diventata sicuro punto d’appoggio della direzione centrale del Partito comunista (Pci) clandestino di cui facevano parte: Mauro Scoccimarro, Umberto Massola, Antonio Roasio, Agostino Novella, Celeste Negarville, Giorgio Amendola, Luigi Longo, Giovanni Roveda, Pietro Secchia e Girolamo Li Causi. Il nucleo di comando della banda era costituito da un’intera famiglia roglianese, Stanislao Vetere con i figli Walter e Walchiria e dal loro concittadino Donato (Natino) Bendicenti, vittima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1943). Stanislao Vetere, classe 1891, era tenente colonnello dell’Esercito (da Rogliano partì come sergente di cavalleria (così registrato all’Anagrafe del suo Comune di nascita), espertissimo d’armi (autore di diversi saggi in materia), cultore di musica classica (donde, il nome wagneriano della figlia), energico uomo d’azione. Lo affiancava Bendicenti, avvocato, esponente del Pci di comprovata fede, arrestato il 3 marzo del 1944 e finito, insieme con altre 334 persone, nella feroce rappresaglia scatenata dai nazisti, all’indomani dell’attentato di via Rasella. Nel suo libro, Lettere a Milano. Ricordi e documenti 1939-1945 (Editori Riuniti, Roma 1973), Giorgio Amendola, rievocò la vicenda della sua cattura:”Quel giorno di inizio marzo – scrisse – [Natino] venne fermato nella stessa casa [di via dei Gracchi] dove, pochi minuti prima, si era tenuta una riunione della Direzione del Partito Comunista e, da lì, portato in via Tasso, sede del quartier generale delle truppe tedesche a Roma”. Successivamente, venne trasferito al carcere di Regina Coeli e trucidato alle Fosse Ardeatine. Ad iniziare la sua famiglia alla Resistenza fu Walkiria Vetere, professoressa, che diventò partigiana quando ancora non aveva compiuto il ventiquattresimo anno d’età, esattamente il 9 settembre 1943, il giorno dopo dell’annuncio ufficiale dell’armistizio. La seguirono, prima, il fratello Walter, tenente dell’Esercito, il successivo 31 ottobre, e infine, il padre, il 31 dicembre dello stesso anno. Con loro, collaborava attivamente la domestica, Carmelina Rota, che li aveva seguiti da Rogliano e che ebbe il ruolo di staffetta della banda. Tutti aderirono al Pci. Le loro figure sono ben delineate nelle rispettive motivazioni delle decorazioni loro conferite, motivazioni che s’incrociano coerentemente con le rare testimonianze registrate dalla pubblicistica storica sulla loro pur rimarchevole esperienza. La motivazione della Medaglia d’argento a Bendicenti sottolinea la fedeltà e la determinazione che egli applicò nella lotta di liberazione, nel corso della quale si distinse “come protagonista attivo e ardimentoso”. “Caduto in mani nemiche e lungamente interrogato, nulla rivelava. Sacrificato alla rappresaglia tedesca, cadeva per gli ideali di libertà di Patria che aveva sempre nobilmente servito”. Stanislao Vetere, Medaglia di bronzo, è riconosciuto come “comandante di una banda di patrioti operanti nel fronte della resistenza”, che “fece rifulgere le sue doti di organizzatore e di spirito combattivo”. “Per lunghi mesi coll’esempio e coll’azione trasfondeva nei propri uomini la propria fede e il suo coraggio, portando a termine brillantemente tutte le missioni operative e di sabotaggio affidategli. Sospettato e ricercato dalla polizia nazifascista, sprezzante dei rischi cui si esponeva continuava imperterrito la sua pericolosa attività, animato in ogni circostanza solo da elevato amore di Patria”. Walkiria Vetere, Croce di guerra, è descritta come “patriota entusiasta, animata da fede irresistibile e generoso slancio”. “Collaborava con tutta la sua passione all’attività del fronte della resistenza. Incurante dei rischi cui continuamente si esponeva, portava a termine, coraggiosamente, le missioni affidategli”. Walter Vetere, Croce di guerra, “si distingueva per attività di coraggio ed alto rendimento”. La motivazione pone l’accento sul suo attaccamento alla Patria, sulla sua capacità di “resistenza ai disagi”, sul suo spirito combattivo”. Carmelina Rota, Croce di guerra, “scoperta, fu arrestata e torturata, non tradì i suoi compagni”. (Luigi Michele Perri)

Commenti

Post popolari in questo blog

Franco Conforti nuovo presidente dell'ANPI provinciale di Cosenza

Ricordiamo Riccardo De Luca, prima vittima del fascismo a Cosenza

PARTIGIANI COSENTINI | Geniale Bruni